“Ero in ospedale, era appena morta mia madre. Ero lì a soffrire, sola. Poi sono arrivati due colleghi di In Opera, la Susi e Simone, non gli avevo detto nulla. È stato bello”. Ci sono dei casi in cui il lavoro assume un’importanza che va ben oltre la circostanza dove ricercare la propria realizzazione professionale. Per Luna è stato così: bastano pochi minuti per capire come la compagnia di InOpera sia decisiva per la sua vita. Oggi lavora in Hera, dove gestisce i reclami dei clienti con disponibilità ed entusiasmo (“Sono sempre dalla loro parte”, confessa). Il suo percorso è stato complicato, segnato all’inizio dalle difficoltà a trovare un lavoro che valorizzasse le sue doti, poi, nel 2011, da un burnout che l’ha tenuta per quasi due mesi in ospedale. Le cose hanno iniziato a migliorare e al tempo stesso In Opera le ha trovato un ambiente dove poter essere lei stessa, senza bisogno di indossare maschere per essere accolta, proprio come avviene nelle famiglie. Questo per lei rappresenta una vita piena e ogni giorno cerca di restituire un po’ di quel che ha ricevuto. Lo fa con la vena creativa che usa per risolvere i problemi dei clienti, e nelle forti amicizie che instaura con i colleghi della cooperativa.