STORIE

Luna – ambiente

“Qui non devo indossare maschere per essere accolta”

“Ero in ospedale, era appena morta mia madre. Ero lì a soffrire, sola. Poi sono arrivati due colleghi di In Opera, la Susi e Simone, non gli avevo detto nulla. È stato bello”. Ci sono dei casi in cui il lavoro assume un’importanza che va ben oltre la circostanza dove ricercare la propria realizzazione professionale. Per Luna è stato così: bastano pochi minuti per capire come la compagnia di In Opera sia decisiva per la sua vita. Una vita che fin dalla maggiore età le ha riservato diverse difficoltà. 

Terminata la scuola Luna si è iscritta al Dams, con l’obiettivo di rendere un lavoro la passione per il disegno. Ma, si sa, non sempre si riesce a far diventare una professione ciò che piace fare nel tempo libero. Per Luna, ad esempio, non è stato così: il primo impiego come grafica presso un’azienda di articoli sportivi è durato solo un anno, al termine del quale l’azienda è fallita e Luna è stata lasciata a casa. Non un fatto incoraggiante per una ragazza che muove i suoi primi passi nel mercato del lavoro. È così che ha messo per un attimo da parte le velleità artistiche  è stata assunta come venditrice telefonica di cellulari: qui, malgrado il numero non esaltante di clienti convinti, scopre la bellezza e la capacità nel venire incontro alle esigenze degli altri. Un’eredità che diventerà molto importante per il percorso professionale.

Malgrado ciò neanche il lavoro  nel settore della telefonia ha sviluppi di lungo termine, e la sensazione di vuoto dentro cui si ritrova attanagliata porta Luna all’esaurimento nervoso. A pesare così tanto nella testa è la percezione che il lavoro sia per lei l’unica certezza a cui aggrapparsi, in un contesto personale dove oltre alla mamma le persone che la circondano sono molto poche. I due mesi trascorsi in ospedale nel 2011 sono per questo particolarmente duri, ma è in quel momento che si rende conto che nella comunità di In Opera ha trovato una famiglia: Stefania, una delle figure storiche  della cooperativa, la va a trovare quasi ogni giorno, e la solitudine che Luna si portava dietro da tutta la vita diventa all’improvviso meno spaventosa. Un fatto che diventa evidente pochi mesi dopo, quando Luna perde all’improvviso la mamma, la colonna a cui si era potuta sempre aggrappare. Ma l’affetto di tutta la comunità di In Opera rende il dolore un po’ meno insopportabile: negli 800€ che si ritrova in busta paga senza aver chiesto niente c’è molto più di una somma di denaro utile a pagare il funerale della madre, c’è l’essenza profonda di In Opera: una famiglia che accoglie, che stimola e protegge, che forma e valorizza. 

Superato il momento difficile Luna  viene inserita in una commessa di servizi amministrativi per una multiutility, dove a distanza di 9 anni lavora tuttora. Lì è rinata,  nel gestire i reclami dei clienti riesce a trovare il modo di entrare in connessione con loro, con disponibilità ed entusiasmo: ciò grazie alla sua umanità e all’istinto creativo che pian piano sta riscoprendo anche in forme diverse :“Non disegno più, il talento dipende dalle fasi della vita, mi piace appassionarmi di cose nuove, ma cerco di applicare la creatività nel lavoro di tutti i giorni”.

Un ambiente che le permette di mostrarsi per com’è, senza il bisogno di indossare maschere. Una sensazione determinante per chi, come lei, crede che la vera felicità nasca dall’essere “in pace con se stessi, dal vivere senza tradire la propria natura”. E gli occhi raggianti di Luna, dopo mille difficoltà, sembrano raccontare che finalmente quella felicità l’abbia trovata.  

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